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L’Unità di Crisi della Regione Piemonte e il Dirmei, su indicazione dell’Assessorato regionale alla Sanità, hanno aggiornato le linee guida per le visite ai pazienti ricoverati in ospedale e per la valutazione del rischio di infezione da Covid nelle persone che accedono ai pronto soccorso alla luce della mutata situazione pandemica, oltre che in considerazione della manifestazione di nuove varianti e dei progressi della campagna vaccinale.

Le indicazioni sono state formulate e indirizzate a tutte le Asl piemontesi, che a loro volta le declineranno sulla singola realtà ospedaliera. A tal proposito, giovedì 15 luglio c’è stato un incontro tra il dirigente della S.C. Direzione Medica di Presidio dell'Asl di Vercelli, il dottor Scipione Gatti, e i direttori dei reparti per illustrare le succitate linee guida.

Il primo punto è la richiesta di visita da parte del familiare del paziente ricoverato. La domanda sarà valutata dal medico o dal direttore di reparto, e se ci sarà il via libera partirà una fase di preparazione all’incontro, comprensiva di colloquio tra il familiare e lo psicologo. Questo passaggio avverrà se ritenuto necessario. Infine verranno definiti giorno, orario e luogo dell’appuntamento.

C’è però una serie di vincoli da rispettare. Il parente potrà entrare in reparto per incontrare il paziente solo nel caso non presenti sintomi da coronavirus (febbre oltre i 37,5 gradi, tosse, spossatezza, mancanza di gusto o olfatto). Inoltre dovrà esserci una delle tre seguenti condizioni: il completamento del ciclo vaccinale da almeno 15 giorni e da non più di 9 mesi,  la somministrazione di una dose di vaccino tra 3 e 6 mesi dopo l’eventuale guarigione (purché non ne siano trascorsi più di 9 dall’immunizzazione), la negatività a un tampone molecolare o rapido eseguito nelle 48 ore precedenti l’incontro o la guarigione dal covid nei 6 mesi precedenti la visita.

Secondo le linee guida, il familiare deve presentarsi all'appuntamento all’ingresso del reparto, dove viene accolto da un infermiere e, se previsto, dallo psicologo. A quel punto potrà entrare in stanza, ma non prima di aver indossato i dispositivi di sicurezza indicati dal personale.

«Recepiamo queste indicazioni e le comunichiamo ai direttori di reparto - spiega il dottor Gatti - e da lunedì saranno operative. In caso di paziente in fin di vita è possibile prolungare la presenza del congiunto garantendo la scrupolosa osservanza delle regole: bisogna tenere sempre in conto che su tutto c’è il rispetto del paziente».

Da queste regole sono esclusi i pronto soccorso, per i quali ci sono linee guida specifiche. Per l’accesso ai pronto soccorso, infatti, è prevista la suddivisione dei pazienti in due classi: immunità efficace (ciclo vaccinale completato, aver contratto il Covid ed essere stati vaccinati in singola dose, aver avuto la malattia negli ultimi sei mesi) e immunità incerta (senza vaccinazione, con ciclo vaccinale incompleto o completato da meno di due settimane, pazienti per i quali non è possibile valutare lo stato immunitario). Sulla base di queste distinzioni, sarà possibile meglio definire il percorso da attivare.